Federico Bientinesi Psicologo Clinico

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Relazioni consapevoli e salute mentale

Ho profondamente maturato, sperimentato nella mia vita e nel mio lavoro come Psicologo, la convinzione che il momento presente è inevitabile e possiamo viverlo consapevolmente, rimanendo in contatto con noi stessi (corpo, emozioni, pensieri), con l’ambiente in cui siamo e con le persone con le quali interagiamo (Perls & Hefferline & Goodman, 1997). Infatti la salute mentale sta nella relazione consapevole con se stessi, con gli altri e con l’ambiente (Zerbetto, 1998). Per questo motivo la relazione consapevole col proprio psicologo è terapeutica, in quanto preparatoria verso qualsiasi altro tipo di relazione, come ci è stato insegnato (nella prima metà del secolo scorso) da S. Ferenczi (Prosepe & Piccinini, 2019) e successivamente (a metà del secolo scorso) da F. Perls (Perls & Hefferline & Goodman, 1997). Compito dello Psicologo è facilitare e stimolare i suoi pazienti in questo percorso, verso una relazione sempre più consapevole con se stessi, con gli altri e con l’ambiente (Zerbetto, 1998). Infatti lo Psicologo, grazie a un ascolto empatico e consapevole, non deve dare risposte ai propri pazienti, ma può porre domande che stimolino la loro consapevolezza e permettano loro di trovare le proprie risposte (Zerbetto, 1998). Per esempio lo Psicologo, dopo aver ascoltato attentamente ed empaticamente il paziente, gli può chiedere cosa sente, dove lo sente, in quale parte del corpo,… Un’altra convinzione che ho sperimentato e maturato è l’importanza dell’assunzione di responsabilità, anch’essa indice di salute mentale, che lo Psicologo può stimolare, per esempio chiedendo al paziente di riformulare ciò che ha detto, ma parlando in prima persona (assunzione di responsabilità) e al presente, oppure invitandolo ad assumersi la responsabilità delle scelte fatte o che ancora non ha fatto (Perls & Hefferline & Goodman, 1997). Infatti la Gestalt di F. Perls lavora sulla consapevolezza nel presente, qui e ora, ma anche sull’assunzione di responsabilità, che è strettamente collegata alla consapevolezza (Perls & Hefferline & Goodman, 1997). A proposito dell’ambiente: esso è come un campo di azione, nel quale ci muoviamo, con più o meno attenzione, con più o meno consapevolezza (Zerbetto, 1998). A tal proposito ho potuto sperimentare quanto sia indispensabile prendere pieno e consapevole contatto con gli ambienti nei quali ci accingiamo a entrare, per esempio soffermandoci e guardandoci intorno, già appena apriamo la porta della stanza nella quale stiamo entrando, per esempio cercando lo sguardo di ogni persona che è nella stanza, anche quando vorremmo (invece) concentrarci esclusivamente su ciò che abbiamo da fare, senza guardare in faccia a nessuno, per poi andarsene via il prima possibile. Tale consapevolezza dell’ambiente può portare al miglior adattamento possibile, nei confronti di qualsiasi possibile circostanza, per esempio riuscendo a trovare interessanti soluzioni pratiche. Diversamente potremmo ritrovarci coinvolti in dinamiche interpersonali poco consapevoli e, talvolta, dense di aggressività verbale. Come avere una relazione più consapevole? A tal proposito mi rivolgo a chiunque sia capitato di ricevere aggressività verbale, alla quale, in seguito, ha reagito con poca consapevolezza e altrettanta aggressività verbale. Si ritiene infatti che tutto ciò, nella maggior parte dei casi, potrebbe essere evitato grazie alla consapevolezza, che può essere stimolata grazie alle seguenti buone abitudini: Infine si ricorda che anche il corpo (nostro e degli altri) comunica qualcosa, sia mentre stiamo in silenzio sia mentre stiamo parlando (Zerbetto, 1998), per esempio: Bibliografia